cose a cui si avvezza da bambino, ma quello solamente è schietto e nativo a che il chiama la natura semplice e non alterata, così la prima ragione della servitù spontanea è il costume: compagni a’ più nobili destrieri, i quali da principio rodono il freno, e poi ci pigliano gusto; e dove prima ricalcitravano contro la sella, e’ vanno poi tutt’arnesati, e se ne tengono, e se ne pavoneggiano. E’ dicono: “Che volete? No’ siamo stati sempre soggetti: così furono i nostri vecchi;„ e si pensano di esser tenuti a patire il morso, e lo danno ad intendere a forza d’esempj; legittimando essi stessi con la lunghezza del tempo il possesso di coloro che gli tiranneggiano. Ma gli anni, dico io, non danno mai il diritto di malfare; anzi rendono la ingiuria più grave. È vero che c’è sempre qualche spirito più gentile, a cui puzza il barbaro giogo, nè può fare che non lo scuote; che non può mai avvezzarsi a servire; e che, a modo di Ulisse, il quale per mare e per terra cercava sempre di vedere il fumo di casa sua, non può tenersi di aver l’occhio al suo naturale diritto, e ricordarsi de’ suoi maggiori e del suo stato primitivo. Son questi senza fallo coloro che, avendo puro intelletto, e scorgendo nel futuro col senno, non istanno contenti al guardar solamente, come fa la plebaglia, quel che sta loro tra’ piedi, ma hanno l’occhio di dietro e davanti; ma riandano le cose passate, argomentando da quelle le avvenire, e misurandone le presenti. Sono questi che, avendo una testa ben quadrata, e’ l’hanno anche ingentilita con lo studio e con la scienza. Questi, anche quando la libertà fosse in tutto perduta e fuori del mondo, imaginandola sì che la sentono per ispirito, e quasi assaporandola, non possono mai far la bocca