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96 orlando innamorato [St. 27-30]

        Non aver nella mente alcun sospetto
     Ch’io voglia che tu facci un gran periglio;1
     Con una fanciulletta andrai nel letto,
     Netta come ambro, e bianca come un giglio.2
     Me trai di noia, e te poni in diletto.
     Quella fanciulla dal viso vermiglio
     È tal, che tu nol pensaresti mai:
     Angelica è colei di cui parlai. 3

        Quando Ranaldo ha nominare inteso,
     Colei che tanto odiava nel suo core,
     Dentro dal petto è di alta doglia acceso,
     E tutto in viso li cangiò il colore.4
     Ora un partito, ora un altro n’ha preso5
     Di far risposta, e non la scia dir fuore;
     Or la vol fare, ora la vol differire;
     Ma nello effetto e’ non scia che si dire.

        Al fin, come persona valorosa,
     Che in zanze false non se scia coprire,
     Disse: Odi, Malagise: ogni altra cosa
     (E non ne trago il mio dover morire),
     Ogni fortuna dura e spaventosa,
     Ogni doglia, ogni affanno vo’ soffrire,
     Ogni periglio, per te liberare:
     Dove Angelica sia, non voglio andare.

        E Malagise tal risposta odìa,
     Qual già non aspettava in veritate.
     Prega Ranaldo quanto più sapìa,
     Non per merito alcun, ma per pietate,
     Che nol ritorna in quella pregionia.
     Or gli ricorda la sanguinitate,
     Or le proferte fatte alcuna volta;
     Nulla gli val, Ranaldo non l’ascolta.

  1. T., MI. e Mr. voglio.
  2. P. ambra.
  3. T. collei; e cosi al v. 10.
  4. P. il viso.
  5. P. Ora un partito ed or un altro ha.