[St. 7-10] |
libro i. canto xv |
271 |
Il re Agricane a lui solo attendia,
E certamente assai li dà che fare;
Ma Brandimarte e l’altra compagnia
Fan con le spade diverso tagliare,
E tanto uccidon di quella zinia,
Che altro che morti al campo non appare.
Verso la rocca vanno tutta fiata,
E già presso li sono ad una arcata.
Nel campo de Agricane era un gigante,
Re di Comano, valoroso e franco,1
Et era lungo dal capo alle piante
Ben vinti piedi, e non è un dito manco:
Di lui ve ho racontato ancor davante
Che prese Astolfo, e nome ha Radamanto.
Costui se mosse con la lancia in mano,
E riscontrò su il campo il re Ballano.
Ferì quel re di drieto nelle spalle
Il malvaggio gigante e traditore,
Che del destrier il fie’ cadere a valle,
Nè valse al re Ballan suo gran valore.
Allo ardito Grifon forte ne calle,
E volta a Radamanto con furore;
E comenciâr battaglia aspra e crudele,
Con animo adirato e con mal fiele.
Levato è il re Ballan con molto ardire,
E francamente al campo si mantiene;
Ma già non puote al suo destrier salire,2
Tanto è la gente che adosso li viene.
Esso non resta intorno de ferire,3
La spada sanguinosa a due man tiene;
Lui nulla teme e i compagni conforta:
Fatto se ha un cerchio della gente morta.
- ↑ T., Ml. Mr. Comano.
- ↑ T. sallire.
- ↑ T., Ml. e Mr. resto.