[St. 55-58] |
libro i. canto xv |
283 |
Perchè alcun cavallier non se fidava
Di Trufaldin, malvaggia creatura,
Però la guardia nova se ordinava,
E la diffesa intorno a l’alte mura.
E già l’alba serena se levava,
Poi che passata fo la notte oscura,
Nè ancora era chiarito in tutto il giorno,
Che Orlando è armato, e forte sona il corno.1
Ode il gran suono la gente nel piano,
Che a tutti quanti morte li minaccia.2
Ben se spaventa quel popol villano;
Non rimase ad alcun colore in faccia.
Ciascun piangendo batte mano a mano;
Chi fugge, e chi nasconder se procaccia,
Però che il giorno avanti avian provato3
Il furor crudo de Orlando adirato.
Per questo il campo, la parte maggiore,
Per macchie e fossi ascosi se apiatava;
Ma il re Agricane e ciascun gran segnore,
Minacciando sua gente radunava.
Non fu sentito mai tanto rumore
Per la gran gente che a furor se armava;
Non ha bastone il re Agrican quel crudo,
Ma le sue schiere fa col brando nudo.
E come vede alcun che non è armato,
O che se alonghi alquanto della schiera,
Subitamente il manda morto al prato.
Guarda de intorno la persona altiera,
E vede il grande esercito adunato,
Che tien da il monte insino alla riviera.
Quattro leghe è quel piano in ogni verso:
Tutto lo copre quel popol diverso.
- ↑ Mr. e P. Omm. Che.
- ↑ Mr. forte minacia; P. forte li.
- ↑ Mr. havia.