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[St. 63-66] | libro i. canto xvi | 301 |
Ma per Dio vero e per mia fè ti giuro,
Che non è ciò quel che mi fa dolere;
Anzi alla morte ne vado sicuro,
Come io gissi a pigliare un gran piacere;
Ma solo ene al mio cor doglioso e duro
Quel che morendo mi convien vedere;
Però che un cavallier prodo e cortese
Morirà meco, e non vi avrà diffese.
Dicea Ranaldo: Io te prego, per Dio,
Che me raconti il fatto come è andato,
Poi de saperlo m’hai posto in disio,
Veggendo il tuo languir sì sterminato.
Alciò la fronte con sembiante pio
Quel cavallier che giacea sopra il prato,
E poi rispose con doglioso pianto,
Come io vi conterò ne l’altro canto.