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312 orlando innamorato [St. 39-42]

         Io aggio un libro, dove sta depinto
     Tutto il giardino a ponto, con misura;
     Ma nel presente solo avrò distinto
     Della sua entrata la strana ventura;
     Però che quello è de ogni parte cinto
     De un’alta pietra, tanto forte e dura,
     Che mille mastri a botta de picone
     Non ne puotrian spezzar quanto un bottone.

         Dove il sol nasce, a mezo un torrïone,
     Evi una porta de marmo polito;1
     Sopra alla soglia sta sempre il dragone,
     Qual, da che nacque, mai non ha dormito,2
     Ma fa la guarda per ogni stagione;
     E quando fosse alcun d’entrare ardito,
     Convien con esso prima battagliare:
     Ma poi che è vinto, assai lì è più che fare;

         Chè incontinente la porta se serra,
     Nè mai per quella si può far ritorno,
     E cominciar conviensi un’altra guerra,
     Perchè una porta se apre a mezo giorno;
     Ad essa in guardia n’esce della terra3
     Un bove ardito, et ha di ferro un corno,
     L’altro di foco: e ciascun tanto acuto,
     Che non vi giova sbergo, piastre o scuto.4

         Quando pur fosse questa fiera morta,
     Che serìa gran ventura veramente,
     Come la prima, è chiusa quella porta,
     E l’altra se apre verso lo occidente,
     Et ha diffesa niente a la sua scorta:5
     Uno asinel, che ha la coda tagliente
     Come una spada, e poi l’orecchie piega
     Come li piace, e ciascuno omo lega.

  1. Ml. Havi; Mr. Havia; P. Havvi.
  2. P. Che.
  3. P. nasce.
  4. T. e Ml. o piastre o.
  5. T. e Ml. diffese vinte.