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342 | orlando innamorato | [St. 31-34] |
31 Quelle arme che valeano un gran tesoro
Un Tartaro le tiene in sua balìa,
E il suo bel scudo, e quella lancia d’oro
Che primamente fu dello Argalia.
Il duca Astolfo, senza altro dimoro,
Per terra a gran furor quello abattia,
Fuor delle spalle sei palmi passato;
Smontò alla terra ed ebbel disarmato.
32 Esso fu armato ed ha sua lancia presa,
E fatta prova grande oltra misura,
Benchè e nemici non faccian diffesa,
Chè de aspettarlo alcun non se assicura.
Tutti ne vanno in rotta alla distesa
Quella gente del campo con paura;
Ma presso al fiume è guerra de altra guisa
Tra il pro’ Ranaldo e la forte Marfisa.
33 Già combattuto avian tutto quel giorno,
Nè l’un, nè l’altro n’ha ponto avanzato.
Non ha Ranaldo pezzo de arme intorno,
Che non sia rotto e in più parte fiaccato.
Mor di vergogna e pargli aver gran scorno,
E sè del tutto tien vituperato,
Poi che una dama lo conduce a danza,
E più li perde assai che non avanza.
34 Da l’altra parte è Marfisa turbata
Assai più de Ranaldo nella vista,
E non vorrebbe al mondo esser mai nata,
Poi che in tant’ore il baron non acquista.
Spezzato ha il scudo e la spata troncata,
Tutta ha dolente la persona e pista,
Benchè le membre non abbia tagliate;
Non gettan sangue per l’arme affatate.
13. T. alla distesa. ■— 17. T. e Mr. liavia. — 20. MI. et in più parte; Mr. e in parte ; P. ed in xmrte. — 29. Mr. e P. lancia. — 31. T. e MI. membra.