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70 orlando innamorato [St. 15-18]

        Ed è nostro parere e nostra intenza
     Che si li dona aiuto ad ogni modo,
     Contra alla extrema ed orribil potenza
     Del re Gradasso, il qual, sì come io odo,
     Minaccia ancor di Francia a la excellenza,
     Nè della Spagna sta contento al sodo.
     Ben potemo saper che per nïente
     Non fa per noi vicin tanto potente.

        Vogliamo adunque per nostra salute
     Mandar cinquanta millia cavallieri;
     E cognoscendo l’inclita virtute
     Del pro’ Ranaldo, e come è buon guerreri,
     Nostro parer non vogliam che si mute,
     Chè a megliorarlo non faria mestieri:
     In questa impresa nostro capitano
     Sia generale il sir di Montealbano.

        Vogliam che abbia Bordella e Rosiglione,
     Linguadoca e Guascogna a governare,
     Mentre che durarà questa tenzone;
     E quei segnor con lui debbiano andare.
     Così dicendo, gli porge il bastone.
     Ranaldo si ebbe in terra a ingienocchiare,
     Dicendo: Forzaromme, alto segnore,
     Di farme degno di cotanto onore.

        Egli avea pien di lacrime la faccia
     Per allegrezza, e più non può parlare;
     Lo imperator strettamente lo abbraccia,
     E dice: Figlio, io ti vo’ racordare
     Ch’io pono il regno mio nelle tue braccia,1
     Il quale è in tutto per pericolare.
     Via se ne è gito, e non scio dove, Orlando:
     Il stato mio a te lo racomando.

  1. MI. il mio regno ne le tue bracia; Mr. il mio r. in le tue braccia.