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200 | orlando innamorato | [St. 11-14] |
11 E come se amentava de pittura
A Roma, in Francia, o per altra provenzia,
A quella facea voto, per paura,
De digiunare, o de altra penitenzia.
Esso avea a mente tutta la Scrittura,
De orazïon e salmi ogni scïenzia;
Ciò che sapea, diceva a quella volta,
E Brandimarte sempre mai l’ascolta.
12 Era quel Brandimarte saracino,
Ma de ogni legge male instrutto e grosso,
Però che fu adusato piccolino
A cavalcare e portar l’arme in dosso;
Onde, ascoltando adesso il paladino
Che a Dio se aricomanda a più non posso,
Chiamando ciascun Santo benedetto,
Li adimandava quel che avesse detto.
13 E benchè il conte fosse in tal tormento,
Pur, per salvar quella anima perduta,
Prima narrògli il vecchio Testamento,
E poi perchè Dio vôl che quel se muta;
Gli narrò tutto il novo a compimento,
E tanto a quel parlare Idio l’aiuta,
Che tornò Brandimarte alla sua Fede,
E come Orlando drittamente crede.
14 Benchè lì non se possa battizare,
Pur la credenza avea perfetta e bona,
E poi che alquanto fu stato a pensare,
Verso del conte in tal modo ragiona:
- Tu m’hai voluto l’anima salvare,
Ed io vorei salvar la tua persona,
S’io ne dovessi ancor quivi morire;
Or se ’l te piace, il modo pôi odire.
14. T. e MI. ricotnanda. — 26. P. Ila però la credenza ferma.