Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/237

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[St. 55-58] libro ii. canto xiii 227

55 Alcina fu sorella di Morgana,
     E dimorava al regno de gli Atàrberi,
     Che stanno al mare verso tramontana,
     Senza ragione immansueti e barberi.
     Lei fabricato ha lì con arte vana
     Un bel giardin de fiori e de verdi arberi,
     E un castelletto nobile e iocondo,
     Tutto di marmo da la cima al fondo.

56 E tre baroni, come aveti odito,
     Passarno quindi acanto una matina,
     E mirando il giardin vago e fiorito,
     Che a riguardar parea cosa divina,
     Voltarno gli occhi a caso in su quel lito
     Ove la fata sopra alla marina
     Facea venir con arte e con incanti
     Sin fuor de l’acqua e pesci tutti quanti.

57 Quivi eran tonni e quivi eran delfini,
     Lombrine e pesci spade una gran schiera;
     E tanti ve eran, grandi e piccolini,
     Ch’io non so dire il nome o la manera.
     Diverse forme de mostri marini,
     Rotoni e cavodogli assai vi ne era;
     E fisistreri e pistrice e balene
     Le ripe aveano a lei d’intorno piene.

58 Tra le balene vi era una maggiore,
     Che apena ardisco a dir la sua grandeza,
     Ma Turpin me assicura, che è lo autore,
     Che la pone due miglia di lungheza.
     Il dosso sol de l’acqua tenea fuore,
     Che undici passi o più salia d’alteza,
     E veramente a’ riguardanti pare
     Un’isoletta posta a mezo il mare.

1«. T-, HI. e P. <fe. — 18. MI. e P. sftade una gran. — *. MI. e P. a lìir, — 31. P. a chi la ^uardn.