[St. 7-10] |
libro ii. canto xvii |
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E la schiera di lui stava da lato,
Come tal fatto non toccasse a loro):
Onde e’ due franchi re ch’io v’ho contato,
Io dico Pulïano e Pinadoro,
Avendo il campo alquanto circondato,1
Ferirno a tutta briglia tra costoro,
E ferno aprir per forza quella schiera,
Gettando a terra la real bandiera.
Alla guardia di quella era Grifaldo
Re di Getula, e ’l re de la Alganzera:2
Bardulasto avea nome quel ribaldo,3
Di cor malvaggio e di persona fiera.
Nè l’un nè l’altro al gioco stette saldo:
Fo lor squarciata in braccio la bandiera,
E fo Grifaldo tratto de l’arcione
Da Pulïano a gran confusïone.
E Bardulasto quasi tramortito
Fu per cadere anch’esso alla foresta;
Chè Pinadoro, il giovanetto ardito,
A gran roina il gionse in su la testa;
Onde, al colpo diverso imbalordito,
Via ne ’l porta il destriero a gran tempesta;
E Pinadoro a gli altri se disserra,
E questo abatte, e quello urta per terra.
Gionse alla fronte il forte re di Fersa,
Fiaccando sopra a l’elmo la corona,4
Che ne andò a terra in più parte dispersa;
Poi verso Alzirdo tutto se abandona,
E tramortito al campo lo riversa.
Questo Alzirdo era re di Tremisona;
Gettollo a terra il re di Constantina,
Che sopra al campo mena tal roina.
- ↑ Ml., Mr. e P. alquanto il c.-
- ↑ P. Getulia; Ml. el re; T. e Mr. il re; P. Algazeva.
- ↑ T. e Mr. Bardalusto
- ↑ P. omm. a.