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[St. 3-6] | libro ii. canto xx | 333 |
3 Però che e Greci insieme con Pagani
Alla gran festa se erano adunati,
E degli circonstanti e de’ lontani;
Baroni e cavallieri erano armati,
Ma pur fra tutti quanti e più soprani
E de maggiore estima e più onorati
Eran Basaldo e Costanzo e Morbeco:
Li duo fôr turchi e quel di mezo greco.
4 Costanzo fu filiol di Vatarone,
Che alor de’ Greci lo imperio tenìa,
E quei duo turchi avean due regïone,
Di che erano amiragli, in Natolia.
Ora Costanzo avea seco Grifone
Ed Aquilante pien di vigoria;
Ben me stimo io che abbiati già sentito
Come Aquilante fu seco nutrito,
5 Quando la Fata Nera il damigello
Mandò primeramente in quella corte,
Poi che ’l levò di branche al fiero occello,
Chè condotto l’avrebbe in trista sorte.
Di questa cosa più non vi favello,
Chè so che avete queste istorie scorte;
Grifone in Spagna ed in Grecia Aquilante
Furno nutriti, e più non dico avante.
6 Se non che, essendo poscia spregionati,
Come io contai, da le Isole Lontane,
Ed avendo più giorni caminati
Per diversi paesi e gente istrane,
Nel porto di Blancherna erano intrati,
Ove con festa e con carezze umane
Fôr recevuti da lo imperatore
E da Costanzo, e fatto molto onore.
X. P. co\ — 12. T. notalia. — 29. P. Bianchema.