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350 orlando innamorato [St. 7-10]

7 Ma la donzella, che indi era partita,
     Toccava a più potere il palafreno,
     E de alongarsi presto ben se aita,
     Come avesse la caccia, più nè meno.
     Essendo alquanto de la selva uscita,
     Vidde là presso un prato, che era pieno
     De una gran gente a piede e con ronzoni,
     Che ponean tende al campo e paviglioni.

8 La dama di sapere entrò in pensiero
     Perchè qua stesse e chi sia quella gente,
     E trovando in discosto un cavalliero,
     Del tutto il dimandò cortesemente.
     Esso rispose: - Il mio nome è Oliviero,
     E sono agionto pur mo di presente
     Con Carlo imperatore e re di Franza,
     Che ivi adunata ha tutta sua possanza.

9 Però che un saracin passato ha il mare
     E rotto in campo il duca di Bavera;
     Ora è sparuto, e non si può trovare,
     Nè comparisce uno omo di sua schiera;
     Ma quel che ancor ci fa maravigliare,
     Che il sir di Montealbano, qual gionse ersera,
     Venendo de Ongheria con gente nuova,
     Morto nè vivo in terra se ritrova.

10 Tutta la corte ne è disconsolata,
     Perchè ci manca il conte Orlando ancora,
     Qual la tenea gradita e nominata
     Con sua virtù che tutto il mondo onora;
     E giuro a Dio, se solo una fiata
     Vedessi Orlando, e poi senza dimora
     Io fossi morto, e’ non me incresceria,
     Chè io l’amo assai più che la vita mia. -