[St. 51-54] |
libro ii. canto xxi |
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Il giovanetto, di valore acceso,
Di novo incominciò con voce pia,
— Parmi,dicendo, aver più volte inteso
Che il primo officio di cavalleria
Sia la ragione e il dritto aver diffeso:1
Onde, avendo io ciò fatto tuttavia,
Chè di campar costui presi pensiero,
Famme, segnor, ti prego, cavalliero.
E l’arme e il suo destrier me sian donate,
Chè altra volta da lui me fu promesso,
Et anco l’ho dapoi ben meritate,
Chè per camparlo a risco mi son messo.
Disse Agramante: Egli è la veritate,
E così sarà fatto adesso adesso.
Prendendo da Brunel l’arme e ’l destriero,2
Con molta festa il fece cavalliero.
Era Atalante a quel fatto presente,
E, ciò veggendo, prese a lacrimare,
Dicendo: O re Agramante, poni mente,
E de ascoltarmi non te desdignare;
Perchè di certo al tempo che è presente,
Quel che esser debbe voglio indovinare;
Non mente il celo, e mai non ha mentito,
Nè mancarà di quanto io dico, un dito.
Tu vôi condurre il giovane soprano
Di là dal mare ad ogni modo, in Francia;
Per lui serà sconfitto Carlo Mano,
E cresceratti orgoglio e gran baldancia;
Ma il giovanetto fia poi cristïano.
Ahi traditrice casa di Magancia!
Ben te sostiene il celo in terra a torto;
Al fin serà Rugier poi per te morto.
- ↑ P. Si è.
- ↑ T. e Mr. e destriero.