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396 orlando innamorato [St. 63-66]

63 Sì come io dico, è re de Andologia
     Quel Maradasso che il struccio portava.
     Per tutto il campo Orlando lo seguia,
     Ma per nïente lui non lo aspettava;
     Onde cacciosse tra l’altra genia.
     Chi contarebbe e colpi che menava?
     Questo ha per largo e quel per lungo aperto:
     Dal capo al piè di sangue era coperto.

64 Nè già Ranaldo fa minor roina
     Ove si trova con Fusberta in mano,
     Chè intrato è tra la gente saracina,
     E tutta in pezzi la distende al piano;
     Menar Fusberta mai non se raffina.
     Ora ecco ha visto il forte Marigano,
     Qual, come io dissi, è conte de Girona;
     Sopra di lui Ranaldo se abandona.

65 Ed ebbel gionto in testa con Fusberta,
     E fraccassò il cimiero e il bacinetto;
     La fronte e la gran barba gli ebbe aperta,
     E callò il brando insino a mezo il petto.
     Fugge allo inferno la anima diserta,
     Rimase in terra il corpo maledetto.
     Quivi lo lascia il paladin gagliardo
     E dietro in caccia è posto ad Alanardo:

66 Conte Alanardo, quel barcelonese.
     Ranaldo non gli pone differenza;
     O sia de l’uno o de l’altro paese,
     Tutti gli mena al pare a una semenza.
     Questo stordito per terra distese;
     Poi Dorifebo, che era di Valenza,
     Abatte al campo sì de un colpo crudo:
     Rotto avia l’elmo e fraccassato il scudo.

28. P. pare e a. — HI. MI. e P. campo de. u. e. sì.