Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/455

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[St. 51-54] libro ii. canto xxvi 445

51 Non creder già che per questa paura
     Che era incontrata, io me fossi smarita,
     Ma più volte me posi alla ventura
     Dicendo: "Agli animosi il celo aita."
     E benchè sempre uscisse alla sicura,
     Non fu la zelosia giamai partita
     Dal mio marito, e crebber sempre sdegni,
     E pur comprese al fin de’ brutti segni.

52 E di guardarme quasi disperato,
     Se consumava misero e dolente,
     Sempre cercando un loco sì serrato
     Che non se apresse ad anima vivente;
     E trovò al fine il palazo incantato,
     Ma non vi era il gigante, nè il serpente,
     Qual ritrovasti alla porta davante:
     Questo a sua posta fece un negromante. -

53 Ragionava in tal modo Doristella
     Ed altre cose assai volea seguire,
     Chè non era compita sua novella,
     Quando vide de un bosco gente uscire,
     Ch’è parte a piedi e parte in su la sella:
     Tutti erano ladroni, a non mentire.
     Ciascaduno di lor crida più forte:
     - Colui s’affermi, che non vôl la morte! -

54 - Stative adunque fermi in su quel prato, -
     Rispose a quei ladroni il cavalliero
     - Chè, se alcun passa qua dal nostro lato,
     De aver bone arme gli farà mestiero! -
     Un che tra lor Barbotta è nominato,
     Senza ragione e dispietato e fiero,
     Gli vien cridando adosso con orgoglio:
     - Se Dio te vôl campare, ed io non voglio. -