Vai al contenuto

Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/456

Da Wikisource.
446 orlando innamorato [St. 55-58]

         Quel vien correndo e ponto non se arresta,
     Ma verso lui se affronta Brandimarte,
     E tocca de Tranchera in su la testa,
     E sino al petto tutto quanto il parte.
     Ma gli altri a lui ferirno con tempesta,1
     E se quelle arme non fosser per arte
     Tutte affatate, quanto ne avea intorno,2
     Campato non serìa giamai quel giorno;

         Chè tutti quei ladroni aveva adosso.
     Non fo mai gente tanto maledetta;
     Chi lo ha davante e chi dietro percosso,
     E più de colpeggiar ciascuno affretta;
     Ma sopra a tutti gli altri un grande e grosso:
     Questo era Fugiforca dalla cètta,
     Qual, da che nacque, è degno di capestro,
     Ma non se può toccar, tanto era destro.3

         Costui, girando intorno al cavalliero,4
     Con quella cetta spesso lo molesta;
     E poi se volta e via va sì legiero,
     Che cosa non fo mai cotanto presta.
     Salta più volte in groppa del destriero,
     E prese Brandimarte nella testa;
     Ma come vede che gli volta il brando,
     Salta alla terra e via fugge cridando.

         Già il cavalliero a lui più non attende,
     E sopra a gli altri fa la sua vendetta,
     E chi per lungo e chi per largo fende:
     Ormai non vi è di lor pezzo, nè fetta.
     Poi dietro a Fugiforca se distende;
     Ma quel ribaldo ponto non aspetta,
     E de quel corso ben serìa scampato;
     Ma fortuna lo gionse e il suo peccato.

  1. P. omm. a.
  2. P. quante.
  3. T. e Mr. adestro; Ml. è destro. —
  4. Mr. cridando; P. gridando.