55 - Figlio, - cridava il re - figlio mio caro,
Oggi d’esser gagliardo ce bisogna;
Se tosto non se prende un bon riparo,
Noi siam condotti alla ultima vergogna.
Se mai fu giorno doloroso e amaro
Per Montealbano e per tutta Guascogna,
Se la Cristianità debbe perire,
Oggi è quel giorno, o mai non de’ venire. -
56 A questo crido de lo imperatore
Il franco fio de Amon fu rivoltato,
A benchè combattesse a gran furore
Con Feraguto, come io vi ho contato,
Il qual de la battaglia avia il peggiore;
E poco gli giovava esser fatato:
Tanto l’avea Ranaldo urtato e pisto,
Che un sì malconzo più non fu mai visto.
57 E sì fu per affanno indebilito,
Ed avea l’armi sì fiaccate intorno,
Che intrare a nova zuffa non fu ardito,
Ma prese posa insino a l’altro giorno.
Ranaldo al campo lo lasciò stordito,
Tornando a Carlo, il cavalliero adorno,
Che ordinava le schiere a fronte a fronte
Verso Agramante, che discende il monte.
58 De le schiere ordinate la primiera
Dette il re Carlo a lui, come fu gionto,
Dicendo: - Va via ratto alla costiera,
Ove e nemici giù callano a ponto.
Fa che seco te azuffi a ogni maniera
Nel piè del monte, sì come io ti conto;
Apizza la battaglia al stretto loco,
Ove è quel re che ha in campo nero il foco.