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492 orlando innamorato [St. 51-54]

51 In questo tempo il re Marsilïone
     Gionto era quasi al ponto di morire,
     Nè più se sosteniva ne lo arcione,
     Ma già da banda se lasciava gire,
     Però che adosso ha il franco re Carlone,
     Che ad ambe man non resta di ferire,
     E, come io dico, lo travaglia forte,
     Che quasi l’ha condutto in su la morte.

52 Ma, alciando gli occhi, vidde il re Agramante,
     Qual giù callando al piano era vicino,
     Con tante insegne e con bandiere avante,
     Che empìano intorno per ogni confino.
     Quando vidde callar gente cotante,
     Fasse la croce il figlio di Pepino;
     Per meraviglia è quasi sbigotito,
     Veggendo il gran trapel di novo uscito.

53 Il re Marsilio abandonò di saldo,
     Per porre altrove l’ordine ed aiuto.
     Poco lontano ad esso era Ranaldo,
     Che male avea condotto Feraguto.
     Benchè ancor fosse alla battaglia caldo,
     Il brando pur di man gli era caduto;
     Or con la mazza ben gran colpi mena,
     Ma de la morte se diffende appena.

54 Ranaldo l’avria morto in veritate,
     Come io vi dico, e sempre il soperchiava,
     Perchè poco estimava sue mazzate,
     E de Fusberta a lui spesso toccava.
     Tra le percosse orrende e sterminate
     Odì re Carlo, che a voce chiamava:
     Sì forte lo chiamò lo imperatore,
     Che pur intese intra tanto romore.

11. T. omm. e. — 14-15. P. Pepino, Per meraviglia e gitasi (il Bkrsi Per meraviglia è. — 18. P. altrove ordine ed.