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518 orlando innamorato [St. 19-22]

19 Or chi contarà ben l’assalto fiero?
     Chi potrà mai quei colpi dessignare?
     Da Dio l’aiuto mi farà mestiero,
     Volendo il fatto aponto racontare;
     Perchè ne l’aria mai fu trono altiero,
     Nè groppo di tempesta in mezo al mare,
     Nè impeto d’acque, nè furia di foco,
     Qual l’assalir de Orlando in questo loco.

20 Grandonio di Volterna, il fier gigante,
     Gionto era alora alla battaglia scura;
     Con un baston di ferro aspro e pesante
     Copria de morti tutta la pianura.
     Questo trovosse al conte Orlando avante,
     E ben gli bisognava altra ventura,
     Chè tal scontro di lancia ebbe il fellone,
     Che mezo morto uscì fuor de l’arcione.

21 Quel cadde tramortito alla foresta;
     Il conte sopra lui non stette a bada,
     Ma trasse il brando e mena tal tempesta
     Come a ruina lo universo cada,
     Fiaccando a cui le braccia, a cui la testa.
     Non si trova riparo a quella spada,
     Nè vi ha diffesa usbergo, piastra, o maglia,
     Chè omini e l’arme a gran fraccasso taglia.

22 Cavalli e cavallieri a terra vano
     Ovunque ariva il conte furïoso.
     Ecco tra gli altri ha visto Cardorano,
     Quel re di Mulga, che è tutto peloso.
     Il paladin il gionse ad ambe mano,
     E parte il mento e ’l collo e ’l petto gioso;
     Lui cade de l’arcion morto di botto,
     Il conte il lascia e segue il re Gualciotto: