Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/79

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[St. 39-42] libro ii. canto iv 69

39 Per le chiome la prese il conte Orlando,
     Fuor di quel lago la trasse nel prato,
     E via la testa gli tagliò col brando,
     Come gli aveva il libro dimostrato,
     Sè tutto di quel sangue rossegiando,
     E l’arme e sopraveste in ogni lato.
     L’elmo se trasse e dislegò le rose;
     Tinto di sangue poi tutto se ’l pose.

40 Di quel sangue avea tocco in ogni loco,
     Perchè altramente tutta l’armatura
     Avrebbe consumata a poco a poco
     Quel toro orrendo e fora di natura,
     Che avea un corno di ferro ed un di foco.
     Al suo contrasto nulla cosa dura,
     Arde e consuma ciò che tocca apena:
     Sol se diffende il sangue di sirena.

41 Di questo toro sopra vi ho contato,
     Che verso mezogiorno è guardïano.
     Il conte a quella porta fu arivato,
     Poi che ebbe errato molto per il piano.
     Il sasso che ’l giardino ha circondato,
     S’aperse alla sua gionta a mano a mano,
     E una porta di bronzo si disserra:
     Fuora uscì il toro a mezo della terra.

42 Muggiando uscitte il toro alla battaglia,
     E ferro e foco nella fronte squassa,
     Nè contrastar vi può piastra nè maglia,
     Ogni armatura con le corne passa.
     Il conte con quel brando che ben taglia,
     A lui ferisce ne la testa bassa,
     E proprio il gionse nel corno ferrato:
     Tutto di netto lo mandò nel prato.