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[St. 7-10] | libro ii. canto v | 83 |
7 Non è più grosso, ed ha li rami intorno
Lunghi e sotili, ed ha verde le fronde;
Quelle getta e rinova in ciascun giorno,
E dentro spine acute vi nasconde.
Di vaghe pome d’oro è tutto adorno;
Queste son grave e lucide e rotonde,
E son sospese a un ramo piccolino:
Grande è il periglio ad esser lì vicino.
8 Grosse son quanto uno omo abbia la testa,
E come alcuno al tronco s’avicina,
Pur sol battendo i piedi alla foresta,
Trema la pianta lunga e tenerina;
E cadendo le pome a gran tempesta,
Qualunche è gionto da quella roina
Morto alla terra se ne va disteso,
Perchè non è riparo a tanto peso.
9 Alti li rami son quasi un’arcata;
Il tronco da lì in gioso è sì polito,
Che non vi salirebbe anima nata,
E se alcun fosse di salire ardito,
Non serìa sostenuto alcuna fiata,
Perchè alla cima non è grosso un dito.
Ogni cosa sapeva Orlando a ponto:
Letto nel libro aveva ciò che io conto.
10 E lui prende nel cor tanto più sticcia
Quanto le cose son più faticose,
E per trar questo al fin la mente adriccia.
Taglia de un faggio le rame frondose
Subitamente, e fece una gradiccia;
Crosta di prato e terra su vi pose,
Poi sopra alle sue spalle e alla testa
Stretta la lega, e va che non s’arresta.
y. MI. t Mr. esser li. — IH. T. da lo ingioso. — -iQ. T. omm. e.