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congiungimenti, e l’esperienza le insegna a interpretare i loro movimenti in modo da sapere che da essi risulta questo o quel processo spirituale; ma perchè avvenga ciò, non lo sa. Fra date posizioni o dati movimenti di certi atomi di materia senza qualità speciali nella sostanza del senso visivo e il vedere, c’è tanto poca relazione quanto in simili movimenti nella sostanza uditiva e l’udire, o nella sostanza del senso dell’odorato e l’odorare ecc. e perciò, come abbiamo già visto, il mondo obbiettivo dell’Intelligenza di Laplace resta senza alcuna proprietà particolare37.
In esso abbiamo la misura della nostra capacità, o piuttosto della nostra impotenza. La nostra conoscenza della natura è dunque chiusa fra i due confini ad essa per sempre segnati dall’incapacità, da una parte di comprendere la forza e la materia, e dall’altra di derivare processi spirituali da condizioni materiali. Fra questi due confini il naturalista signore e padrone, analizza e compone, e nessuno sa dove siano i limiti della sua scienza e del suo potere; ma fuori da questi confini non può e non potrà mai uscire.
Ma quanto più distintamente il naturalista riconosce i limiti a lui fissati, e con quanta maggior umiltà si rassegna alla sua ignoranza, tanto più profondamente sente il diritto di formarsi a suo piacere, senza lasciarsi turbare da miti, dogmi e filosofemi superbi d’antichità, la sua personale opinione, seguendo la via delle induzioni, sui rapporti tra spirito e materia38.