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Papato ci avea data. La Commissione interpellata rifiutò di accettare l’incarico, si sciolse, si sbandò; il paese rimase senza governo. Pur l’indole del popolo era tanto mite che l’anarchia, quell’anarchia vagheggiata dai falsi consiglieri del Pontefice, che in essa vedean la scala per risalire le malaugurate cime da cui erano stati precipitati, non si manifestò, e il popolo longanime sempre attese ancora, attese lo scioglimento di quel dramma fatale.
La Camera dei Deputati avea protestato contro l’atto che nominava in tal modo una Commissione, contro un atto che valore alcuno non avea, perchè da nessun Ministro contrassegnato Un messaggio era spedito al Papa, e l’Alto Consiglio e la Magistratura concorrevano a formarlo, e Roma dolorando ancora la rovinata impresa Italiana, l’abbandono dell’uomo col cui nome si era levata, attendeva dopo quell’atto un ritorno del Principe a più Italiani sentimenti.
Il messaggio era respinto; una sbarra fra popolo e principe erasi alzata. La pazienza di Roma era messa alle ultime prove,ma il senno di Roma, anche fra quelle estreme prove, durava. Il Presidente della Commissione nominata dal Papa, il Cardinale Castracane, veggendo in quale stato fosse ridotto il paese, inviava nuovo messaggio a Gaeta; ma questo pure non aveva accesso o non trovava risposta. Il paese scorgendosi a se abbandonato nominava una Giunta di Stato per impedire un dissolvimento totale, per allontanare un’anarchia che diveniva inevitabile; la quale non avendo intero battesimo di legittimità agli occhi del popolo, convocava la Costituente che