Avventuroso e lieto sopra tutti gli altri della sua vita fu
certo per Laura il giorno 12 di Maggio di quel medesimo
anno, poichè in esso ricevette il premio dovuto alla virtù
e alla sapienza. Accompagnata dalla Contessa Maria Bergonzi Ranuzzi, e dalla Marchesa Elisabetta Hercolani Ratta,
matrone per nobiltà di natali, e per eccellenza d’ingegno
delle principali della città, venne Laura al cospetto de’ Dottori del collegio filosofico, che in una sala del Palazzo
de’ Magistrati raccolti si erano ad aspettarla. lvi poichè le
fu posto indosso la veste dottorale foderata di vajo, e
messa in capo una corona di argento, prese ella a parlare,
riferendo a chi di tanto l’aveva degnata immortali grazie,
e non senza lagrime manifestando l’allegrezza, che in
quel momento le sopprabbondava nel cuore. Per più giorni
la città tutta fu in festa per celebrare un avvenimento che
se a Laura era cagione di grande onore, tornava pure in
rarissimo ornamento della patria — Quante volte io leggo
nelle istorie, che per lo spontaneo commovimento di una
città o d’una nazione furono rendute onoranze e lodi ai
sapienti, tante sono tratta ad ammirare meco stessa il retto
sentire e l’incorrotto giudicare di padri nostri. E vedendo
siccome ora la disposizione degli animi è in contrario quasi
al tutto mutato, i tempi antichi commendo e de’ presenti
mi sdegno. Allora non avrebbero i tristi osato contaminare
vilmente la fama di chi ne’ lodati studi pone l’ingegno,
perchè sapevano dal più degli uomini tenersi in pregio
l’onestà e la sapienza: allora men di frequente si sentivano
andare per le bocche de’ volgari e de’ grandi i pomposi
nomi di virtù e di patria, ma vero in tutti era il rispetto
dell’altrui fama, vivo lo zelo per l’onor patrio, e non
mentito l’amore della giustizia. Se negli ingegni presenti
è meno di virtù che negli antichi, se negli uomini è men
saldo il volere di affaticarsi nelle umane arti,> se rado ora