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178 LAURA


Avventuroso e lieto sopra tutti gli altri della sua vita fu certo per Laura il giorno 12 di Maggio di quel medesimo anno, poichè in esso ricevette il premio dovuto alla virtù e alla sapienza. Accompagnata dalla Contessa Maria Bergonzi Ranuzzi, e dalla Marchesa Elisabetta Hercolani Ratta, matrone per nobiltà di natali, e per eccellenza d’ingegno delle principali della città, venne Laura al cospetto de’ Dottori del collegio filosofico, che in una sala del Palazzo de’ Magistrati raccolti si erano ad aspettarla. lvi poichè le fu posto indosso la veste dottorale foderata di vajo, e messa in capo una corona di argento, prese ella a parlare, riferendo a chi di tanto l’aveva degnata immortali grazie, e non senza lagrime manifestando l’allegrezza, che in quel momento le sopprabbondava nel cuore. Per più giorni la città tutta fu in festa per celebrare un avvenimento che se a Laura era cagione di grande onore, tornava pure in rarissimo ornamento della patria — Quante volte io leggo nelle istorie, che per lo spontaneo commovimento di una città o d’una nazione furono rendute onoranze e lodi ai sapienti, tante sono tratta ad ammirare meco stessa il retto sentire e l’incorrotto giudicare di padri nostri. E vedendo siccome ora la disposizione degli animi è in contrario quasi al tutto mutato, i tempi antichi commendo e de’ presenti mi sdegno. Allora non avrebbero i tristi osato contaminare vilmente la fama di chi ne’ lodati studi pone l’ingegno, perchè sapevano dal più degli uomini tenersi in pregio l’onestà e la sapienza: allora men di frequente si sentivano andare per le bocche de’ volgari e de’ grandi i pomposi nomi di virtù e di patria, ma vero in tutti era il rispetto dell’altrui fama, vivo lo zelo per l’onor patrio, e non mentito l’amore della giustizia. Se negli ingegni presenti è meno di virtù che negli antichi, se negli uomini è men saldo il volere di affaticarsi nelle umane arti,> se rado ora