greca giunse tant’oltre, che da’ più dotti ne fu lodata. Due
dissertazioni ch’ella scrisse intorno ad alcune leggi del
l’idraulica e della meccanica, le quali si leggono ne’ commentari dell’Instituto di Bologna, rendono fede del valor
suo. E certo è a dolere, che si poco ella curasse di pubblicare colle stampe tutto che aveva ne’ lunghi studi osser
vato. Ma dal farlo la rattenne in parte quella modestia,
che sempre fu in lei grandissima, e in parte ancora l’ aver
dovuto intendere studiosamente al governo della famiglia.
Imperocchè essendosi ella sposata al dottore Giuseppe
Veratti, adempi sempre le parti di buona moglie, di ottima
madre e di reggitrice savia e massaja. Ebbe dodici figliuoli,
e tutti ella medesima volle educare, a tutti coll’esempio
e colle parole si fece guida e maestra. Però a me pare che
se alla Bassi fa bella gloria l’avere coltivate le amabili
discipline e i severi studi; più grande onore venire le debba,
perchè non mai dimenticando ciò che è primo debito di
discreta donna e di valorosa, non isdegnò i femminili lavo
ri, nè volle a prezzolate mani affidare i tenerelli figliuoli.
Quindi a fine di potere alle diverse cure con uguale solerzia
applicare, abborrì l’ozio, siccome morte d’ogni buon
costume, e d’ogni nobile operazione: dette al sonno quel
tempo, che ricusar non poteva all’affaticata natura, nè mai
delle mondane pompe prese diletto. E bene raccolse larga
mercede del materno suo amore: imperocchè vide fiorire
nella sua prole tutte le più eccellenti virtù: ebbe amanti
ed ossequiosi figliuoli e costantemente benevolo l’anima
del marito. Quantunque nella vecchiezza avesse mal fermo
la sanità, pure non mai intermise le usate cure: che aа lei
sarebbe sembrato un’anticipata e lunga morte patire, ove
avesse lasciato di operare il corpo e la mente. E certo
prima mancolle la vita, che l’amore allo studio. Conciossiachè la sera precedente al giorno che fu l’estremo per