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FILLI DI SCIRO
imp-
de l’acqua
da bagnamele il viso.
Datemi luogo, eh gite!
Amin.A che lavar d’altr’acqua
il volto, in cui (non vedi?)
il nostro pianto innonda?
Nar.Or io stesso v’andrٍ.
Amin.Vien, vien, Narete.
Deh par ch’ella si mova.
Celia.Oimè!
Niso.Tosto, o Narete!
Celia vive e respira.
Nar.Oh providenza eterna!
felicissimo pianto,
antidoto mirabile!
Ei fu che, per lo viso diramando,
contra ? velen de l’erba
le ritornٍ la vita.
Niso.O Celia!
Amin.Celia!
Nar.Non la turbate. Ecco risorge: aitiamla.
Celia.Oh com’è faticoso
il cammin de la morte!
Son lassa, e tutto molle
ho di sudore il volto.
Nar.Stordita anco vaneggia,
e sudor del suo volto
cred’ella il vostro pianto.
Celia.G son pur giunta
entro i regni de l’ombre.
Son questi i campi stigi?
Nar.Itela sostenendo.
Celia.Chi mi sospinge? Ahi lassa, ahi lassa, or ecco
i mostri de l’inferno; or ecco quelli
che ’n forma degli amanti
vengono a tormentar l’anime infide.