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potremo aitarla.
Celia.Andiam, Filino.
Amin.E dove
di’ tu ch’ella giacea?
Fil.Ne la valle d’Alcandro infra le selci,
colà presso a la fonte:
voi non potrete errare. Io men ritorno
a riveder la greggia,
a ribaciare il capro.
Celia.O Clori, anima mia, deh voglia il cielo
che viva io ti riveggia!
So ben che quand’udito
avrai l’alta cagion de la mia morte,
so ben che ’n pace allora
tu soffrirai ch’io mora.
Fil.O Niso, Niso, ascolta.
Niso.Che vuoi?
Fil.M’uscia di mente.
Niso.Or di’ tosto, che Celia
vassene e corre.
Fil.Aspetta.
Ma tu stesso tei prendi.
Ella ? mi cinse, ed io non so disciorlo.
Niso.Sí, sí, questo è ? mio cerchio.
Or sia lodato il ciel ! Ma che vegg’ io ?
È qui la parte anco di Filli; è certo.
Ecco appunto d’intorno
appariscono intiere
le già tronche figure.
O chi tei die, Filino?
Fil.Clori mei diede.
Niso.E donde
l’ebbe costei?
FiL.Non so; ma quando mossi
cheto cheto là dove
ella giacea piangendo,