Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
perocché l’avarizia
de l’uom (ve’quel ch’io dico),
l’avarizia de l’uom, non de la donna,
sforza la donna a desiare i doni.
?iso. Strane cose mi narri.
Ner.Ma perٍ chiare. Ascolta:
avaro è l’uom cotanto,
che spende ne’ suo’ amori a mille a mille
passi, sguardi, sospiri,
voci, pianti, preghiere, e si v’aggiugne
menzognette e pergiuri,
anzi ch’egli s’induca
a donar pure una ben magra agnella.
Quinci de G amor suo più certa prova
non ci essendo che ? dono,
creder puٍ sol la donna
al donator amante, ed a ragione
G amor del donatore
vince il rigor di lei, quando ha già vinta
l’avarizia di lui, mostro maggiore.
Niso.Deh, s’egli è ver che ? dono aggia possanza
da vincer quell’indomita fierezza,
questo core, quest’alma,
tutto quant’ io mi sono,
ecco di lei fo dono.
Ner.Ah, ah! questo è quel dono
che fan con larga man tutti gli amanti.
Val troppo un core, un’alma.
Non voglio, no, figliuolo,
che tu prodigo omai spenda cotanto.
Per te pur gli risparmia, e fa ? tuo dono
men caro e più gradito.
Niso.Io, povero straniero in questi campi,
senz’orto, senza greggia,
ond’avrٍ che donarle?
Té, dalle questo dardo: