Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/73

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          ei non è vile; mira
          il ferro e l’asta.
          Ner.È ? ferro -
          acuto e terso, l’asta
          è nerboruta e forte,
          quale appunto conviensi
          per incontrar le grosse fere al bosco.
          Ma per la man di Celia, a dirne il vero,
          troppo tenera e molle,
          parmi grave soverchio:
          il vibrerebbe appena.
          Niso.Saria buon questo corno?
          Ner.Oh, oh, de’ corni
          i’son maestra; e pur l’altr’ieri appunto
          a lei un ne donai,
          e forse, con tua pace, anco più bello.
          Niso.Or mi sovviene un don, che non fia mica
          di lei fors’anco indegno.
          Ner.E l’hai d’intorno al collo?
          Niso.Mira com’egli è bello!
          Ner.Che è questo che luce?
          Trannel fuori, ch’io ? veggia.
          Niso.Aspetta, or il disciolgo.
          Ner.(Ha pur la bianca gola!)
          Niso.(O del mio primo amore,
          del mio perduto bene
          disperata memoria,
          altra miglior fortuna,
          or va’, ti doni il cielo!) Eccol, Nerea.
          Ner.Deh chi vide giammai cosa più bella?
          E’ sembra tutto d’oro.
          Niso.E tutto è d’oro.
          Ma vanne, e vedi tu se puoi con esso
          ricomprarmi la vita.
          Non indugiar: che pensi?
          Ner.Niso, per dir il vero,