Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/8

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4 filli di sciro

          tutta smover la terra:
          piover già non parea, parean superbi,
          quasi sdegnando omai rive terrene,
          correr per l’aria i fiumi.
          Ed ora fu ch’i’ dissi: — Oimè, cad’egli
          dal cielo in terra il mare? —
          E, se vo’ dir il vero,
          io non ardia stamane
          d’uscir da la capanna:
          temea l’orror dei tempestati campi,
          temea di riveder qui svelti i fiori,
          colà trite le biade,
          quinci i rami sfrondati,
          indi i tronchi abbattuti,
          e d’ogn’ intorno sparsi
          gl’ infelici trofei de le battaglie
          che fa contra la terra il ciel guerriero:
          là dove poi riveggio
          infin degli arboscelli
          culte le verdi chiome.
          Fronda non è che, scossa dal suo ramo,
          languisca appiè del tronco.
          Ogni valle, ogni piaggia, ogni campagna,
          carca più che mai fusse
          veggio d’erbe e di fior lieta e ridente
          dei favori del cielo insuperbire.
          Oh meraviglie! addunque
          fien l'ingiurie del cielo
          favori de la terra?
          le tempeste del ciel seme dei campi?
          Mel.Siren, dagli usi eterni
          senza prodigio mai non esce il cielo:
          egli è 'l vero maestro
          de le future cose;
          i suoi lumi, i suoi giri han voce e parlano.
          Se folgora, se tuona,