Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/9

Da Wikisource.

atto primo 5

          cosí balbo talor con noi ragiona.
          Forse col van terrore
          de la passata notte,
          a cui succede, fuori
          d’ogni speranza umana,
          sì felice mattin, vuole additarci,
          dopo breve tempesta
          di temuto dolore, il bel sereno
          d’improvisa letizia.
          Sir. E fia chi ’l creda?
          Ah se tai cure il ciel di noi prendesse,
          anzi ch’oggi spiegar i suoi be’ raggi,
          staria fra l’onde il sol, per non vedere
          i nostri, oimè, pur troppo certi affanni!
          Or non sai tu ch’è giunto
          a questo lido Oronte,
          il regio esecutore,
          l’esecutor de le miserie nostre?
          Mel.Io non so nulla: appena
          nel tramontar del sol giunsi iersera,
          con la mia figlia Clori,
          da l’isola sacrata, ove n’andammo,
          come tu sai, su la stagion primiera;
          e poi ch’io sono abitator di Sciro,
          ove tre volte ho già veduto i campi,
          biondi la state, incanutire il verno,
          uom tal non ci fu mai, che mi rimembri.
          Sir.Ei qui non vien ch’ad ogni terzo lustro,
          ma lasciaci di sé memoria eterna.
          O Melisso, Melisso,
          pria che per l’aria bruna
          veggi stasera andar nottole e strigi
          stridendo, udrai ridir sin da’ fanciulli
          l’alto dolor di Sciro.
          Ma io vo’ gir, ché si dee gir per tempo
          a venerar il tempio.