Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/86

Da Wikisource.

          82
          FILLI DI SCIRO
          Non è perٍ ? tuo stato or, quai tel fingi,
          senza speme e conforto,
          che, se ben dritto miri,
          Niso, costui che Tirsi
          or mi di’ che si noma,
          egli è pur tuo, né fia possanza umana
          che tei ritoglia. Indissolubil nodo
          strinse fra voi la fede;
          e ben si puٍ talor porre ’n oblio
          l’amor, ma non la fede:
          la fé, cui Giove ha scritta
          con la sua man folgoreggiante in cielo.
          Clori.Ma, lassa, a me che pro?
          Senza G amor la fede
          è fune de la mano,
          non è laccio del core. In questa guisa
          troppo è duro il suo nodo:
          per me sciolgasi pure. Ah lungi, lungi
          da me la man che non mi porge il core!
          No, no: vedi, Serpilla,
          poich’io non ho ? suo amor, la fé non cheggio.
          Serp.Anzi tempo disperi.
          Tirsi morta ti crede, ond’a ragione
          nel giovanetto sen poté raccorre
          altra fiamma d’amore, e senza ingiuria
          de la beltà, ch’estinta
          fors’ha creduta, e pianta.
          Ma quando ei vedrà pur che tu se’ viva,
          ravviverassi il suo primiero ardore.
          Clori.Ardor, cui spegner puote un lieve soffio
          d’imaginata morte, oimè, Serpilla,
          è ben languido ardore, ardor, di cui
          poco o nulla mi caglia
          s’è’ si ravvivi o mora.
          Anch’io credei lui morto, e pure, schiva
          d’ogni altro amore, amai