Pagina:Bonvesin de la Riva - Meraviglie di Milano.djvu/103

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fine che si meritava : mentre dormiva fu ammazzato come un cane da un figlio di Ilduino, servo di Dio, e il suo corpo fu dato in pasto agli uccelli. IV. - Venne poi Alboino, re dei Longobardi, e, non avendo trovata alcuna resistenza perchè i cittadini erano stati in gran numero uccisi da re Lamberto, si impadronì della nostra città. Ed occupò anche Pavia e molte altre città. Ma poco dopo la moglie, fattolo massacrare a tradimento, pose fine al suo furore. V. - Infine lo scellerato imperatore Federigo I, ribelle alla Chiesa, raccolto, dopo la distruzione di Spoleto, un grande esercito, tribolò per sette anni i milanesi (71). VI. - Infine accampò presso la città colle sue armate composte di quindicimila cavalli e di un numero infinito di fanti, nelle quali erano rappresentate quasi tutte le città della Lombardia, e v'eran toscani mescolati ai tedeschi; v'erano il re di Boemia e moltissimi duchi, marchesi, conti, vescovi e abbati. La città fu da ogni parte circondata. I cittadini, fin che poterono, accanitamente resistettero, ma la cruda fame, compagna di grandi sciagure, capace di per sè di fiaccare, senz'altra lotta, guerrieri indomiti entro le mura delle fortezze, reclamò la resa. Costretti dalla mancanza di vettovaglie, ottenuta da Federigo e da tutti i principi del suo seguito la promessa che la città non sarebbe distrutta, il primo marzo dell' anno 1161 (72) i cittadini si misero nelle mani di Dio e dell'imperatore. Ma l'imperatore invece at-