Pagina:Bonvesin de la Riva - Meraviglie di Milano.djvu/19

Da Wikisource.

xx


lasciar trasparire come un vago rammarico d’esser dannato, una vaga aspirazione allo stato di beatitudine che il suo peccato gli ha fatto perdere: anch’io, esclama, son creatura di Dio e tu dovresti rispettarmi, per un peccato fui maledetto in eterno mentre l’uomo, peccasse mille volte, trova sempre il perdono:

anc’eo sont creatura del creator verax,
tuto zò k’eo scapuzasse, tuta zò k’eo sia malvax,
tu nom devrissi far guerra, ni far zò kem desplax.
     Per un solengo peccao sont al postuto perdudho,
ni posso fi recovrao, mi mixer confondudho,
ma lo peccaor del mondo, ke tanto sia malastrudho,
tu ge dè speranza e aidha, anc sia el desperao,
e sì me tò per forza se ben eo l’ho acquistao...

non solo ma


     lo peccaor del mondo plu t’ha offeso ka mi,
per lu fo morto to fijo, ma no miga per mi...

«Va via punax, va via serpente antigo» risponde la Vergine, il tuo peccato fu sì iniquo che non può trovar remissione: tu non fosti spinto da alcuno, ma per superbia offendesti Dio, e per sopraggiunta hai sempre continuato ad offenderlo; il peccatore invece è soggetto a mille tentazioni, e innanzi tutto alla tua, è esposto a mille pericoli ed e giusto che il pentimento lo redima: tu