Pagina:Boselli - Discorsi di guerra, 1917.djvu/211

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In questa condizione di cose il Governo da parte sua non sente alcuna ragione di proporre un Comitato segreto, perchè tutto quanto esso avesse da dire, lo direbbe al Parlamento in seduta pubblica... (Commenti prolungati); ma poiché, se non si tratta di mozione che venga dal Governo il quale dichiari di dover dire cose da non potersi dire in seduta pubblica, è mozione che viene da gran parte della Camera la quale desidera a sua volta dire cose che crede non opportuno dire in seduta pubblica (Commenti), il Governo non ha che da rimettersi alle deliberazioni della Camera, e si astiene da parte sua dal votare. (Commenti).

Sulla proposta della convocazione della Camera in Comitato segreto fu presentata domanda di votazione nominale da 30 deputati.

Il risultato della votazione fu il seguente:

Presenti 
367
Astenuti 
25
Votanti 
342
Maggioranza 
172
Risposero: Si 
297
Risposero: No 
45

Ebbe poi luogo una discussione circa la procedura da tenere in Comitato segreto non senza varie votazioni nominali. In complesso si stabilì che alla discussione avrebbero assistito soltanto i Deputati e che le discussioni sarebbero raccolte dai Deputati segretari dell’Ufficio di Presidenza che dovevano redigere soltanto un processo verbale.

Il giorno seguente, 21 giugno, la Camera si adunò in Comitato segreto, ed esaurì le sue discussioni in sette sedute, durante le quali ebbero modo di dare ampi chiarimenti sulla politica estera e sulla politica interna gli Onorevoli Sonnino ed Orlando che poterono diradare ogni incertezza circa le discussioni che erano avvenute nel Paese e che avevano trovato espressione nella discussione segreta. La discussione stessa terminò il 30 giugno.

In quel giorno la seduta segreta terminò alle ore 18 e fu immediatamente seguita da una seduta pubblica.

Il Presidente della Camera invitò allora il Presidente del Consiglio a dichiarare quali ordini del giorno accettasse fra quelli che furono svolti nel Comitato segreto.