Pagina:Botta - Supplemento alla Storia d'Italia.djvu/117

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corte di Vienna, sarebbe imprudente, come vi abbiamo significato nei nostri precedenti dispacci, di accendere troppo fortemente in Italia, un incendio rivoluzionario, che potrebbe in seguito divenire funesto ai popoli, che noi vogliamo incoraggire a rendersi liberi. La guerra è composta di accidenti prosperi, e sinistri: questa campagna, di cui l’istoria narrerà con piacere le particolarità onorevoli per noi, n’è un esempio sorprendente. Senza la ritirata inaspettata dell’armata di Sambre e Mosa, noi avremmo potuto dire all’Italia: Sarai libera, essendo certi d’essere obbediti: nel momento, cittadino Generale, in cui il languore della guerra si manifesta con forza nell’interno della Repubblica; quando una parte della pace continentale è ritornata in mano dei nemici della Repubblica per gli avvenimenti, bisogna pensar seriamente a questa pace, oggetto dei voti di tutti, e forse non potrà aver luogo che nel disporre in favore di alcuni principi di Alemagna d’una parte delle conquiste che ha fatto l’armata d’Italia. Nulladimeno il Direttorio non tralascerà, siccome è di suo interesse, di allontanare, per quanto potrà, la Casa d’Austria d’Italia, e le circostanze le più forti possono sole impegnare a restituire alla corte di Vienna, ciò che gli ha tolto il coraggio dei bravi che voi comandate; ma queste differenti basi che può essere necessario di adottare, per concludere la pace continentale, ci avvertono di pensare agl’interessi futuri dei patriotti italiani; e forse potremmo comprometterli, incoraggiando troppo l’ardore che dimostrano. Noi pensiamo che l’interessi della Repubblica esigono che manteniamo i popoli di Milano, di Modena, ec. nei sentimenti a noi favorevoli, senza impegnarci a garantire la loro indipendenza futura, e sopratutto senza esporli in una maniera che sarebbe tanto odiosa, quanto immorale, a divenire in seguito vittime della loro imprudenza, o dei nostri consigli.

Noi abbiamo veduto con piacere l’organizzazione delle differenti legioni italiane, e speriamo che il loro coraggio contro i nostri nemici comuni sarà degno dell’armata che vi obbedisce. Noi v’impegniamo a riunire, per quanto potrete, queste truppe di stranieri, e prin-