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pj della neutralità; ma vuolsi che quella di Genova non sia ricovero dei malandrini.




Pavia, 12 Pratile anno 4

(31 Maggio 1796)


XXII - Al Generale Bonaparte.


La calma e la tranquillità sono perfettamente ristabilite in Pavia, e molta concordia vi regna fra i soldati e gli abitanti: questi ultimi, il cui maggior numero è ridotto alla miseria, accagionano del loro infortunio la gente di campagna, la quale d’altronde debb’essere stata, come sempre avviene, mossa e condotta da altri; è certo però, ed io posso attestarlo, per essermivi trovato presente, che fu realmente dessa che diè causa al disordine, e sostenne la sedizione in Pavia. Checché sia di ciò, gli abitanti della città e quelli del contado sono talmente atterriti delle conseguenze derivate dalla loro condotta, che per lungo tempo non verrà loro in mente di ricominciare. Il disarmamento della città è compiuto, e non mi resta dubbio che sia stato fatto di buona fede. Quello delle campagne debb’essere pure effettuato; le Terre si sono sottomesse, e già son quivi arrivate le armi di molti Comuni: solo i più lontani non hanno potuto trasportarle ancora a Pavìa; ma tra oggi e dimani sarà questa operazione ultimata. Attendo gli ordini vostri per annunziare che alla giusta severità cui siete stato obbligato di usare, succederà tosto il perdono e la clemenza.

Jeri mi pervennero due pezzi da 6 con i cannonieri e le munizioni necessarie al loro uso; io gli ho già posti in batteria nel Forte. Non mi sono state mandate cartuccie da infanteria; e pure io ne abbisogno, e ne ho scritto al Generale Meinier pregandolo a farmene sollecitamente spedire. Quanto al provvedere il Forte ed il presidio di munizioni da guerra, vi prego di ordinare al Direttore del parco d’artiglieria dell’esercito, che se ne dia pensiero. Vi sono due pezzi da 6, uno da 5 ed un obizzo da 5 pollici e mezzo; il presidio sarà di 2,000 uomini. La