Pagina:Brambilla - Sopra le Odi di Orazio tradotte da Mauro Colonnetti.djvu/7

Da Wikisource.

5

tutte l’altre; chè altrimenti mi converrebbe trascrivere due terzi della versione gargalliana. Il secondo verso casca giù come un uomo preso da apoplessia. Le parole prode ed eroe non rendono il concetto d’Orazio. Nella nostra lingua il vocabolo eroe, non mantenendo la originale significazione, che aveva presso i Greci e i Latini (i quali chiamavano eroe, come scrive Luciano, chi era nè tutto uomo nè tutto Dio, ma insiem l’uno e l’altro, e veniva dopo morte deificato) è sinonimo di prode; sicchè il traduttore mentisce il testo d’una mala ripetizione. Vir è un semplice uomo illustre per nobili geste, come furon Camillo, Regolo, Paolo: heros è ciò che ho detto, cioè un semideo, come furono Alcide, Bacco e i figliuoli di Leda. Lodare dice assai meno che il latino celebrare: questo importa una lode data con una certa solennità pubblica, come a punto fa un eccellente poeta, che, interprete de’ sentimenti dell’intera nazione, canta le glorie e le virtù di chi la prospera e regge. Finalmente l’altra ripetizione qual nome e di qual Dio, e l’oziosissimo omai fanno increscer molto del traduttore; che pur non ci rende la bella perifrasi oraziana dell’eco.

G. C.

Sul Pindo, o sul fredd’Emo, o lungo il giro
Ombroso d’Elicona, onde le piante
Scesero in frotta miste, e Orfeo seguiro
Armonizzante,

Là in Pindo, o all’ombre d’Elicona in seno,
O tra le valli del fresco Emo, dove
Le foreste qua e là d’Orfeo seguieno
Le voci nuove;

Con pari felicità è lavorata la traduzione del Colonnetti; in quella del Gargallo si noti 1. la maniera non giusta nè logica: lungo il giro. Si dirà lungo un viale, lungo le mura, lungo una riva; ma lungo un circuito ha non so quale contraddizione di senso, che forte sgradisce. 2. Le piante è un dir meno enfatico, che le selve (silvae) del testo; che dinoterebber la plenitudine delle piante seguitatrici d’Orfeo. Ma qui Orazio con ardita e bella metonimia, usata innanzi a lui da Lucrezio, pone le selve per gli animali che v’abitano: e me ne persuade egli stesso. Il quale noverando gli effetti della musica, o, a dir più vero, della sapienza di quell’antico filosofo, passa gradatamente dalle cose animate alle inanimate; cioè dalle bestie ai fiumi, ai venti, alle piante. In altro modo nel verso: Blandum et auritas fidibus canoris Ducere quercus ripeterebbe il pensiero di sopra espresso: Unde vocalem temere insecutae Orphea silvae. Che te ne pare? son possibili a Flacco le così fatte grossezze e balordaggini? 3. In frotta miste è pleonasmo non esprimente, come il tèmere, la confusione e l’impeto degli animali nel tener dietro al prodigioso cantore. 4. Il capriccio di trasportare i nomi de’ tre monti, distrugge l’artificio lirico usato da Orazio per ben connettere l’episodio breve sopra i canti d’Orfeo. Invocata una sola musa, prega che l’Elicona ed il Pindo, ove tutte l’altre hanno stanza, facciano eco alle sue parole; e la preghiera è compiuta a super Pindo. Pure in grazia della poetica virtù di quell’antico, aggiunse l’Emo, quasi degna abitazione delle nove sorelle; ma a bell’arte lo aggiunse da ultimo, a fine di rivolgere la nostra imaginazione alla patria di lui; e così avere l’addentellato per collegarvi adattamente la strofa sopra i miracoli operati nella Tracia, e non mica nella Beozia, come parrebbe dalla versione gargalliana; in cui l’onde vale dal quale Elicona, mentrechè nel testo l’unde vale ex quo Haemo.