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di Hartmann, ossia che questa intelligenza è incosciente. Allora si capisce che l’incosciente individuale del medio possa saper tutto dall’incosciente universale.
E poi: si sa bene che per stabilire una comunicazione telegrafica fra due stazioni ci vogliono due reofori, due fili, come ognuno può vedere in casa sua nei campanelli elettrici. Eppure dall’Europa all’America basta un filo solo. Se domandate ad un professore di fisica dove sia l’altro filo, vi risponderà: «i suoi due capi si mettono in comunicazione col suolo; quindi l’altro filo è la terra». Ora, se la terra può far da filo telegrafico, perchè la natura incosciente non potrà far da telefono?
E in altri termini fa un’ipotesi consimile il Myers (Proceedings, VI, 337): «c’è un modo di spiegare quasi ogni comunicazione senza postulare la continuazione della vita personale dopo la morte del corpo, Si può concepire che la trasmissione del pensiero e la chiaroveggenza siano spinti e tirati fino ad una specie di onniscienza terrena; sicchè all’incosciente di un uomo sarebbe aperta una pittura fantastica di tutto ciò che gli uomini stanno facendo od hanno fatto, - le cose buone e le cattive restando in modo imperituro fotografate in qualche inesorabile impronta del passato. - In tal caso l’apparente personalità di un defunto potrebbe non esser che una specie di sintesi persistente delle impressioni psichiche lasciate dalla sua esistenza transitoria sulla somma delle cose».
E poi, senza essere fisici, si può leggere e capire l'Uranie di Flammarion. Se un uomo posto su una stella a mille