Pagina:Bruno - Cena de le ceneri.djvu/153

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dialogo quinto 139

palla, che, montando in alto, da quel che prima si moveva più velocemente, poi si muove più tardi, ed il contrario fa, ritornando al basso, ed in mediocre proporzione ne le mezze distanze, per le quali ascende e discende, a quella abitudine, che tiene questa metà de la circonferenza, ch’è notata per 1, 2, 3, 4, promoverà quell’altra metà, la quale è 5, 6, 7, 8. Quarto, perchè questa conversione non è retta, atteso che non è come d’una ruota, che corre con l’impeto d’un circolo, in cui consista il momento de la gravità, ma si va obbliquando, perchè è di un globo, il quale facilmente può inchinarsi a tutte parti, però il punto I e K non sempre si convertono per la medesma rettitudine; ond’è necessario, che o a lungo, o a breve, o ad interrotto, o a continuo andare si divenghi a tanto, che si adempisca quel moto, per il quale il punto O si faccia, dov’è il punto V, e per il contrario. Di questi moti uno, che non sii regolato, è sufficiente a far, che nessuno de gli altri sia regolato; uno ignoto fa tutti gli altri ignoti. Tutta volta hanno un certo ordine, con il quale più o meno, si accostano ed allontanano da la regolarità. Onde in queste differenze di moti il più regolato, ch’è più vicino al regolatissimo, è quello del centro. A presso a questo è quello circa il centro per diametro, più veloce. Terzo è quello, che con la irregolarità del secondo, quale consiste ne l’avanzar di velocità e tardità, a mano a mano muta l’intiero aspetto de l’emispero. L’ultimo irregolatissimo ed incertissimo è quello che cangia i lati; perchè tal volta in loco di andar avanti, torna a dietro, e con grandissima inconstanzia viene al fine a cangiar la sedia d’un punto opposito con la sedia d’un altro. Similmente la terra. Prima ha il moto del suo centro, ch’è annuale, più