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Pagina:Buonarroti, Michelangelo – Rime, 1960 – BEIC 1775670.djvu/94

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88 rime (163)

Chieggio a voi, alta e diva
donna, saper se ’n ciel men grado tiene
l’umil peccato che ’l superchio bene.15


163

 
     Quante più fuggo e odio ognor me stesso,
tanto a te, donna, con verace speme
ricorro; e manco teme
l’alma di me, quant’a te son più presso.
A quel che ’l ciel promesso5
m’ha nel tuo volto aspiro
e ne’ begli occhi, pien d’ogni salute:
e ben m’accorgo spesso,
in quel c’ogni altri miro,
che gli occhi senza ’l cor non han virtute.10
Luci già mai vedute!
né da vederle è men che ’l gran desio;
ché ’l veder raro è prossimo a l’oblio.


164

 
     Per fido esemplo alla mia vocazione
nel parto mi fu data la bellezza,
che d’ambo l’arti m’è lucerna e specchio.
S’altro si pensa, è falsa opinione.
Questo sol l’occhio porta a quella altezza5
c’a pingere e scolpir qui m’apparecchio.
     S’e’ giudizi temerari e sciocchi
al senso tiran la beltà, che muove
e porta al cielo ogni intelletto sano,
dal mortale al divin non vanno gli occhi10
infermi, e fermi sempre pur là d’ove
ascender senza grazia è pensier vano.