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verno democratico. E ciò appar manifesto dal trovarsi menzione di un messo regio verso la metà del sec. XIII. I messi regi e i giudici, nelle cui mani stava la giustizia civile e punitiva, scomparvero a poco a poco all’introdursi dei consoli, i quali diedero un notabile crollo anche all’autorità dei conti rurali. In allora ogni terra, quantunque piccola, ma a certa distanza dalle altre, procurava di darsi sollecite le leggi, di reggersi con codici o statuti particolari, e di formare una communità. Il terrazzano Bustese e così li altri non si prendevano pensiero che di ciò che risguardava esclusivamente il loro territorio. L’affetto era tutto alla famiglia ed al Commune ed ogni terra consideravasi quasi straniera alle vicine. Di quì la ragione delle strade quasi impraticabili, dei molti pesi e delle misure, varie da un luogo all’altro, e dei continui dazii che al por piede in ciascun territorio incagliavano il commercio. Ma i Communi che già sentivano il bisogno di crescere d’abitatori e di fortificarsi, si cinsero di fossa, di mura e di palizzate, e concedettero franchigie a quelli uomini che piantavano soggiorno entro il loro recinto.

È noto che nel medio evo le donne di nazione e legge longobarda non potevano far testamento, donazione, vendita o permuta, o qualsivoglia altro contralto senza il consenso di qualcuno de’ più prossimi in ragione di sangue, e la dichiarazione espressa di non esservi state costrette. Nel caso poi che le medesime non avessero avuto parenti vicini o lontani, dovevano dipendere da un ministro regio. E quì a confermare il fatto mi torna opportuna una pergamena1 del 13 di dicembre dell’anno

  1. Proveniente dal suppresso monastero di S. Maria Maddalena e di S. Girolamo in Busto Arsizio.