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ma una sola co’l titolo di borgo, mi fa sospettare che l’uso di questa seconda denominazione non fosse ancora officialmente stabilito. Ed il dubio si accosta alla certezza, trovandosi in documenti posteriori continuata l’indicazione in loco Busti.

Una pergamena del 1264, mutila dal lato destro del riguardante, contiene una donazione di certo Pagano milanese al frate Jacopo, e per esso alle monache Umiliate di Busto della metà d’un sedime. Come al solito, il donatario offre al donatore il launechild1, che quì è un lembo di mantello (lempum unum mantelli nomine lanici). Oltre a ciò, non solo il donatore rinunziava del tutto al possesso su la parte del nominato podere, ma aggiungeva la condizione di guarentire al donatario il dono compartito co’l vincolare tutti i suoi beni. Una tal clausola è quella stessa che solevasi apporre negli atti di vendita dal venditore, perchè meglio fosse assicurata all’acquirente la cosa venduta, salvo che in questi s’ingiungeva una penale ai violatori del contratto.

Da un atto poi di donazione inter vivos del 1278, del 30 di dicembre (Doc. N.º 2), si rileva che al cospetto di Petracio Portela, console di Giustizia in Busto Arsizio, una Beldia, vedova di maestro Jacopo Beligozzi, fu interrogata da Pietro e Gregorio Gallazio detto Cozza, parenti di lei, se nel donare alcuni beni a Donna Verda ministra della casa delle Umiliate di Busto, ella avesse operato con spontaneità, o per violenza. Dopo di che i congiunti accordarono il loro consenso. Ponendo con

  1. Questo vocabolo corrispondente all’odierno tedesco lohngeld (compenso in denaro) fu storpiato in molte guise, leggendosi alternatamente: laoneghild, lunechild, lonachild, e per fino lanici, come nell’or citata pergamena. Consisteva per lo più o in un paio di guanti, o in una veste corta detta paludello, o in una camicia, o in un panno