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Il linguaggio degli antichi monumenti e delle iscrizioni ove scarseggiano, come qui, rende preziosi anche i pochi avanzi scampati agli insulti dei secoli e dei politici rivolgimenti. La storia di un borgo o di un villaggio ha di solito le sue radici in que’ ruderi da cui nascono le tradizioni e le leggende.

Morto Duca Filippo Maria Visconti, ultimo di questo casato, sorsero varii pretendenti al trono di lui. Primeggiava fra essi Carlo, duca d’Orleans, figlio della Valentina Visconti; Luigi, duca di Savoja, fratello della vedova duchessa di Milano, il re Alfonso di Napoli, chiamato a successore con testamento dell’estinto Duca; e infine Francesco Sforza, marito di Bianca Maria Visconti. Intanto i Milanesi per eccitamento del giurista Bartolomeo Morone si eressero in republica, chiamata dagli storici Ambrosiana, eleggendo perciò a formare il supremo consiglio 24 capitani e difensori della libertà, toltine quattro per sestiere. Ma la cresciuta potenza del conte Francesco sempre anelante alla corona ducale, seppe minare quella republica che, dopo una vita di soli trenta mesi, gli si dovè sottomettere. Su ’I principio di quel governo lo Sforza, condutto parte del suo esercito a Legnano, lo distribuì nelle case, indi s’avviò con una mano dei più scelti e valorosi alla volta di Busto Arsizio. Accortosi egli che il castello, allora tetenuto da Filippo Visconti figlio di Gaspare, a nome dei Milanesi, non poteva opporre una valida resistenza, divisò di stringerlo d’assedio. Ma su le prime per le continue pioggie fu costretto a retrocedere. L’avverso elemento però non rattenne lo Sforza dall’assalire un’altra volta il borgo; anzi vi si preparò con tutte le sue forze, determinato, purchè riuscisse, ad abbracciare ogni estremo espediente di guerra. I Bustesi in allora non scorgendo