Pagina:Cafaggioli e di altre fabbriche di ceramica in Toscana, 1902.djvu/16

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IV proemio


gli comunicherà, togliendole quello che potesse avere di aspro.

Intanto io la riverisco e saluto cordialmente, e col desiderio di rivederla al mio ritorno, che sarà fatto Ognissanti, ho il piacere di dichiararmi pieno di stima

suo dev. mo aff. mo amico
G. Milanesi1

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II.


Così scriveva il nostro erudito quattro mesi e pochi giorni innanzi di morire, eppure si riprometteva vigore e vita bastanti da poter fare un lavoro che

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  1. Anche il cav. G. Urbani di Gheltof, valente illustratore delle ceramiche venete, lo pregò dello stesso favore, e n’ebbe questa risposta, che ho trovato in minuta e senza data: «Io confesso che la cortesissima sua mi mise in qualche sospensione d’animo, non sapendo in su quel principio se io dovessi compiacere al suo desiderio, o se, contro l'usanza mia, rifiutarmi. All’ultimo ha vinto questo secondo partito per le ragioni che le dirò. «Intorno all’argomento della fabbrica di stoviglie di Cafaggiolo, era da alcuni anni che io avevo preso l’assunto di trattarlo in quel miglior modo che mi avrebbero aiutato i documenti. E questi documenti postomi a ricercare ne’ nostri Archivi, non solo non mi mancarono, ma quel che è più, furono di tanta importanza, che mi diedero la certezza della esistenza veramente, in quella villa medicea, di una fabbrica di stoviglie. Condotte a fine, con questo resultato, le mie ricerche, misi mano a trattare piuttosto largamente questo argomento, ed ora sono a tal punto che spero di poter fra non molto tempo metter fuori il mio lavoro, consigliato e confortato da’ miei amici. «Vede dunque, mio rispettabile Signore, se io ho in questo caso buona ragione di rifiutarmi a comunicarle quel che ho raccolto e scritto. Solamente le posso affermare, che è provata l’esistenza di quella fabbrica con argomenti indiscutibili, contro la opinione messa fuori dal cav. Malagola».