Pagina:Cagna - Un bel sogno, Barbini, Milano, 1871.djvu/103

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XI

Non si poteva dire di più, la lettera di Laura era inspirata dalla fede più profonda, dal più fervido amore. La confusione che regnava in quelle idee palesava chiaramente lo stato di un’anima che aprivasi con tutta tenerezza agli slanci ineffabili di un primo affetto.

Non sarà necessario il dire che la lettera di Laura fece dimenticare affatto quella di Paolo, ed il giovane pittore non fu mai tanto felice nelle sue previsioni come quando scrisse: So altresì che io predico al vento e che le mie parole saranno sciupate. — Ma chi mai potrebbe far colpa di una tale dimenticanza al povero Ermanno dopo di quanto gli scrisse Laura? L’amico poteva aver tutte le incertezze su quell’amore, ma la rivelazione della giovinetta era troppo eloquente e spontanea, perchè finalmente Ermanno non si abbandonasse alla fede.

Un’incredulità più a lungo portata non si addice ad un cuore sensibile ed entusiasta. — L’ultimo lembo di barricata dietro cui Ermanno erasi trincerato venne distrutto; in tal caso trovandosi esposto e scoperto al fuoco nemico, era miglior consiglio ceder le armi e capitolare.

Così fece egli, si arrese rassegnato all’influenza troppo grande che esercitava su di lui la memoria di Laura; e recandosi a casa, piena la testa di mille idee,