Pagina:Cagna - Un bel sogno, Barbini, Milano, 1871.djvu/135

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— No Laura, ho bisogno di farti palese lo stato dell’anima mia. — Egli è per la tua pace che lo faccio, e un giorno ricordando ciò che sono per dirti, troverai che ho agito onestamente.

La giovinetta si tacque sospirando, ed Ermanno dopo una breve pausa proseguì: — È destino per certi esseri una sgradevole chiaroveggenza che distrugge colle nubi dell’avvenire la felicità del presente; si direbbe che per essi è istintivo il bisogno di soffrire, e che si studiano con ogni mezzo di eccitarne la causa. — Se un fortunato avvenimento li rallegra cercano subito nell’avvenire per trovarvi un dolore che freni lo slancio della loro gioia. — Io sono fra quelli; la tranquilla esistenza che ora passo al fianco di mia madre, è tutta una sequela di domestiche gioie; quella pace era il più bello de’ miei desiderii... ho toccata la meta, ma non per questo cesso di preoccuparmi dell’avvenire.

L’amore immenso di mia madre m’incute lo spavento ed il terrore per il giorno in cui ella mi sarà rapita; e con questo pensiero trovo modo di amareggiare quel po’ di bene che mi viene concesso.

Tu sei giovane, ricca, e bella!.... bella quanto può esserlo un angelo del cielo, lascia che te lo dica, ciò mi fa gran piacere. — Fissando gli occhi sul tuo volto così sereno, così puro, ammirando le belle pieghe delle tue chiome, abbracciando insomma collo sguardo tutta la tua bella persona, domando a me stesso se quel cuore che dà vita ed anima a tante grazie appartiene a me. — La realtà mi sembra sogno, e tu mi appari come dolce visione che io tento invano di realizzare.... eppure sei qui accanto a me, eppure ho fra le mie la tua graziosa mano e posso carezzare queste bionde treccie! — Io non so se la fantasia la