Pagina:Cagna - Un bel sogno, Barbini, Milano, 1871.djvu/155

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quei cotali a cui un filo d’erba sembra una trave, e scambiano un mucchio di terra per una montagna; fanatici, provani, che vedono nero in pieno sole, intolleranti ad ogni dolore, impazienti ad ogni fastidio, e debolissimi di spirito, si adombrano per nonnulla, si esaltano per un’inezia; e creano nei voli lirici della loro fantasia tutta quella congerie di spettri che turbano i sonni, e scoprono precipizi fra i ciottoli delle vie.

«Si direbbe che costoro guatano il mondo traverso ad una lente che ingrandisce a dismisura le cose più piccole; e non mi stupirei per niente se scambiassero la marmitta che scalda al fuoco per Sodoma e Gomorra divorate dalle fiamme. Non v’ha pena per quanto lieve che essi non la caratterizzino fra le orribili, e per la puntura d’una zanzára, sarebbero capaci di rinnovare le lamentazioni del fatidico Geremia.

«Uno sprizzo di sangue è per essi un torrente senza fine, l’incostanza di una pettegola, un’infamia, un’abbominio; il sorriso di una donna un raggio di sole, e Dio sa se un giorno o l’altro non mi diranno che le lucciole sono aquile di Giove colle loro saette.

«Oh! anime disgraziate, toglietevi gli occhiali che v’ingannano la vista, se non volete che si dica di voi come del bue che si aggioga facilmente per ciò solo che vede grosso. Toglietevi gli occhiali, e guardate mo’ se il mondo è tanto brutto quanto ve lo pinge la vostra malata immaginazione. Risparmierete così la fatica di un compianto inutile sui destini dell’uomo nato per tutt’altro che per crucciarsi di tutte le inezie che gli traversano la via!

«Tu mio buon Ermanno hai la disgrazia di appartenere a quella schiera di predestinati; tu pure negli slanci d’un febbrile esaltamento studiando la vita traverso a quella malaugurata lente, trovi che tutte le sciagure, tutti gl’infortuni sono a te solo riserbati,