Pagina:Cagna - Un bel sogno, Barbini, Milano, 1871.djvu/88

Da Wikisource.

— 82 —

avrebbe detto? Poco tempo fa io ti scrissi l’ultima mia lettera coll’animo pieno di felicità e di speranza, in allora non aveva un’idea che non fosse un sorriso: l’arte e mia madre erano il mio mondo, viveva di esse e per esse; ed ora mio buon amico, tutto è cambiato!

«Titubai qualche giorno a darti sì triste novella, ma infine non so più reggere al peso di tanti dubbi, ed ho bisogno di sfogare la piena dell’amarezza che mi tormenta. — Permettimi dunque, mio caro Paolo, che nel tuo seno io volga un riflesso de’ miei dolori.

«L’amore; quell’eterno sentimento che da tutti i secoli agita i poveri mortali, quel misterioso senso a cui nulla resiste, incatenò me pure ad una vana illusione. — Mi sono opposto con tutte le forze, mi armai di tutta la mia abnegazione per combatterlo, ma indarno; io caddi e passai anima e corpo sotto l’impero del vincitore. — Ecco come.

«Ti ricordi di Alfredo Ramati nostro amico fin dall’infanzia? Fu egli involontaria cagione di tutto. Alcuni giorni fa, venne qui in Brescia una sua cugina che abita in Milano; e per farle cosa grata, Alfredo m’invitò a casa sua per fare un po’ di musica. —

«Puoi figurartelo, vi andai; non so negar nulla a quel caro Alfredo che mi ama sinceramente. — Vi andai, ma io non avrei mai creduto di lasciare la mia pace in quella casa; non so dirti come, ma il fatto è che nella stessa prima sera, mi sentii stranamente commosso. Ritornai all’indomani, e.... cosa vuoi che ti dica amico mio: Laura è una creatura celeste, e sono certo che appena la vedrai, ti piglierà desiderio di disegnare quella figurina sì delicata e gentile. —

«Per abbreviare; in capo a tre o quattro giorni mi accorsi di esser perdutamente innamorato di quella fanciulla; la fatalità volle che essa pure divida i miei